Associazione Nazionale Polisportive Dilettantistiche per l'Integrazione Sociale
“Non so che cosa sia la follia.
Può essere tutto o niente.
E’ una condizione umana”.

Franco Basaglia

Il 13 maggio 2018, saranno passati 40 anni dall’approvazione della legge 180, un’ occasione per riflettere sul percorso fatto, da tutti coloro che in questi anni hanno provato a dare gambe ad una legge di grande civiltà, cosa su cui il nostro Paese dovrebbe andare fiero.

L’Anpis in questi 20 anni, ha provato ad inserirsi in un contesto variegato e multiforme, portando una proposta chiara: il concetto di riabilitazione va inserito in un processo di prevenzione e promozione della salute mentale, coinvolgendo le istituzioni, il privato sociale, la società civile, il mondo dei famigliari, il mondo dell ’associazionismo, il volontariato e la scuola.

Il malato inteso come soggetto “portatore sano”, di diritti, al lavoro, alla casa, allo studio, al tempo libero.

In questi giorni molti mi hanno chiamato rispetto all’invio di nostri soci, per le selezioni della nazionale di calcio dei malati psichiatrici, chiedendomi cosa fare.

Premesso che credo nella libertà assoluta della persona, ho inteso rendervi partecipi della mia riflessione che impone il mio ruolo di Presidente Anpis.

Abbiamo il dovere di informare i nostri soci di cosa sia questa nazionale, come si è posta nei confronti dei media (Iene, Bonolis, rai sport, sport abilia), catalogando e stigmatizzando il calciatore come malato psichiatrico; per verifica fate un giro sulla rete.

Non abbiamo il diritto di dire “tu non vai”, ma ribadisco cerchiamo di informarli sul come viene etichettata questa nazionale, che con il documentario girato dal regista De Biasi, ha vinto nel 2017 anche un David di Donatello come miglior documentario.

Personalmente il premio che darei ai nostri soci è quello dell’abbraccio, del sorriso, della pacca, del bacio che passano attraverso il riconoscimento della persona, quando segna un gol, quando sbaglia una schiacciata, quando stona o stecca una nota.

È vero, altri sono stati molto bravi a porsi all’attenzione dei media nazionali, ma sentiamoci importanti e gratificati di quello che facciamo quotidianamente con le nostre associazioni.

Ieri, la polisportiva Baraonda è stata ad Orvieto per la quarta giornata del campionato regionale Anpis Umbria, la formazione era così composta: 4 ragazzi provenienti dall’accoglienza migranti di Arci e Caritas, che da settembre svolgono attività con noi, 1 ragazzo che vive in casa da solo seguito dal servizio, 1 ragazzo che vive in una comunità di convivenza, 1 ragazzo non affetto da nulla, se non quella della voglia di voler giocare, 3 ragazzi di una comunità per minori, un ragazzo di 73 anni il capitano, pensionato delle ferrovie dello Stato che da 4 anni gioca con noi, in panchina il sottoscritto e un volontario con noi da 10 anni, che nella vita fa il muratore e il giardiniere.

Credo umilmente, che l’inclusione sociale, (Anpis, associazione nazionale delle polisportive per l’inclusione sociale), sia stata fatta.

Sono certo che tutti noi la facciamo, seppur con modi diversi e strategie diverse.

Vi ringrazio per la cortese attenzione.

Da vicino, nessuno è normale.

Con affetto

Terni 5 marzo 2018
Mauro Nannini